Definito il “Tuttofare” della società abbiamo intervistato coach Andrea Arienti, concentrandoci particolarmente sull’incarico nel settore giovanile del Crazy Volley.

“Partiamo proprio dall’ultima novità, una nuova esperienza alle porte.
Dopo il biennio a guida della femminile, adesso promozione alla guida della Seconda Divisione maschile”.
“Sì tengo subito a dire che l’esperienza con la femminile mi ha formato molto come allenatore.
Ho iniziato a fare la gavetta lì prima come vice allenatore di Daniele La Terra e poi di Chiara Favretto.
Due anni fa poi, Massimo (Marca ndr) mi ha consegnato le chiavi della squadra.
Il primo anno è stato molto positivo anche livello di risultati, lo scorso anno è stato molto difficile per via di infortuni che mi hanno costretto a reinventare giocatrici in altri ruoli.
A livello tecnico è stato interessante e abbiamo comunque lavorato bene.
A giugno però non ci sono state le condizioni per proseguire e la scelta fatta da parte della società di proseguire solo con il settore maschile ha fatto il resto.
Eccomi qui alla guida della Seconda Divisione maschile.
La rosa attualmente è molto varia, ci sono ragazzi giovani e giocatori esperti, purtroppo non c’è stata grande continuità per loro con le gestione precedenti, tre cambi in panchina sono molti secondo me, per questo motivo la squadra ha pagato sui risultati.
Nel complesso ho trovato dei ragazzi che vogliono lavorare bene e sono qui per questo.
L’altro motivo è poi poter permettere un giorno ai ragazzi delle giovanili di poter prender parte agli allenamenti con i più grandi per poter crescere.
Adesso stiamo lavorando bene, aspettiamo con ansia la Volley Cup per poter vedere sul campo come sta andando il lavoro”.
“Abbiamo toccato l’argomento principe giovanili, è forse presto dirlo, possiamo dire che il lancio del settore giovanile di cui sei il responsabile è una scommessa vinta?”.
“Per il momento è prematuro parlare di scommessa vinta.
Quando ho parlato la primavera scorsa a Massimo del progetto per il settore giovanile avevo presentato un progetto quinquennale che dovrebbe portarci ad avere tutte le categorie under maschili nella nostra società.
Ovviamente siamo partiti lo scorso anno con ragazzi giovanissimi, 2004 e 2006 in modo da poter inserire ogni anno nuovi ragazzi e i più grandi a seconda delle abilità e potenzialità ed età crescere nelle categorie superiori e perché no anche nelle squadre senior.
Sicuramente questo è il progetto che mi sta più a cuore personalmente per dare un posto in palestra ai ragazzi nella zona Sud di Milano che altrimenti si devono spostare nelle realtà del Nord.
Lo scorso anno abbiamo cominciato tiratissimi cono i numeri, ma i ragazzi e i genitori sono stati splendidi per tutta la stagione.
Dal punto di vista tecnico sono felice per i ragazzi che sono cresciuti molto, siamo riusciti a vincere anche l’ultima gara contro AG Milano e mettere in difficoltà il Gonzaga e Kolbe, molto più preparati di noi, ma questo è ovviamente un plus.
Il lavoro in palestra è fondamentale, soprattutto l’aiuto che ha dato Anna, come seconda e quest’anno Elena.
Per il futuro dovremo ampliare l’organico tecnico degli allenatori, anzi se qualcuno volesse partecipare è invitato a chiedere informazioni.
Questa stagione è cominciata bene con i numeri degli iscritti più che raddoppiati.
Il lavoro è tanto ma i ragazzi vogliono imparare e divertirsi”.
“Sentiamo molto parlare di multitasking, Andrea Arienti in arte “Rozza” rappresenta l’incarnazione perfetta del personaggio tuttofare: allenatore, giocatore, dirigente.
Ti capita di confondere i ruoli?”.
“Il termine multitasking lo usano i miei compagni perché sono ingegnere (ride ndr), ma a parte gli scherzi può essere un’arma a doppio taglio se non la si sa gestire.
Diciamo che abbiamo limitato la questione ad allenatore e giocatore, non più dirigente.
Tuttavia quando sono giocatore nella squadra mi limito ad eseguire quello che il coach richiede, perché so benissimo la difficoltà e tutto quello che c’è dietro al ruolo dell’allenatore.
Non mi piacciono i giocatori che pensano di saperne di più degli allenatori, non per forza essere un giocatore ti dà il diritto di saper allenare, per questo mi limito a fare quello che mi viene detto nel migliore dei modi, al massimo mi confronto molto educatamente con l’allenatore se ho qualche dubbio, ma alla fine rispetto le sue scelte”.
“Chiudiamo con un focus sulla Prima Divisione: dove giocherai quest’anno e quale pensi che sarà il tuo apporto, senti il bisogno di avere un ruolo definito o come sempre Rozza dove lo metti sta?”.
“Allora partiamo sulla questione ruolo, lo scorso anno sono partito come banda, ho fatto opposto e anche centrale, questo perché sono un giocatore tecnicamente duttile, però in questa stagione partirò come opposto vista la crescita finale avuta lo scorso anno.
Come sempre darò il massimo, anche se darò la precedenza agli impegni da allenatore ovviamente.
Mi giocherò il posto con Umbe (Punzi ndr) e vedremo come andrà.
In caso ci fosse bisogno farei tranquillamente quello che serve, resto sempre a disposizione di squadra e allenatore.
Un saluto a tutti e buon campionato!”.